
© Filippo Chinnici
John F. Kennedy e il procuratore generale Bobby Kennedy ordinarono la registrazione dell’ American Zionist Council (AZC) – il Concilio Sionista Americano -, come agente straniero sotto il FARA, imponendo maggiore trasparenza sui suoi finanziamenti. Prima di registrarsi, l’AZC fu sciolto e le sue funzioni furono trasferite all’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), che ne ereditò il ruolo senza opposizione governativa. La lettera, a firma di Donald Rumsfeld, reca la data del 15 luglio 1963
- JFK fu assassinato il 22 novembre 1963.
- RFK fu assassinato il 5 giugno 1968.
- L’AIPAC sostituì l’American Zionist Council senza alcuna opposizione.
Contenuti
1. Analisi della lettera
Questa lettera rappresenta un momento cruciale nei rapporti tra gli Stati Uniti e le organizzazioni sioniste. Donald Rumsfeld, futuro Segretario della Difesa, sollecita trasparenza sulla decisione del Dipartimento di Giustizia in merito alla registrazione dell’American Zionist Council (AZC) come agente straniero. La mancata registrazione ha favorito la nascita dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), oggi il più influente gruppo di pressione filo-israeliano negli Stati Uniti, con un ruolo centrale nella politica estera americana.
1.a. Mittente: Donald Rumsfeld
Nel 1963, Donald Rumsfeld era membro del Congresso degli Stati Uniti per il Partito Repubblicano, rappresentando il 7° distretto dell’Illinois. In seguito, sarebbe divenuto Segretario della Difesa sotto Gerald Ford (1975-1977) e nuovamente sotto George W. Bush (2001-2006), giocando un ruolo chiave nelle guerre in Iraq e Afghanistan.
Come deputato, Rumsfeld aveva poteri di supervisione sul Dipartimento di Giustizia. La lettera rivela che ricevette pressioni dai suoi elettori riguardo all’ingerenza straniera nella politica americana. Il tono della missiva è apparentemente neutrale, ma in realtà esercita una sottile pressione su Robert F. Kennedy (RFK) per ottenere una presa di posizione chiara.
1.b. Destinatario: Robert F. Kennedy (RFK)
Nel 1963, Robert F. Kennedy era Procuratore Generale degli Stati Uniti sotto l’amministrazione del fratello John F. Kennedy (JFK). Supervisionava il Dipartimento di Giustizia e l’FBI, ed era responsabile dell’applicazione del Foreign Agents Registration Act (FARA).
JFK e RFK avevano ordinato una stretta sorveglianza sulle organizzazioni sioniste negli USA per determinarne i legami con il governo israeliano. Questa lettera mostra le pressioni del Congresso su RFK affinché rendesse pubblica la posizione ufficiale del Dipartimento di Giustizia.
1.c. Contenuto
Donald Rumsfeld riferisce che alcuni elettori hanno manifestato preoccupazione per un articolo del Wall Street Journal (28 giugno 1963), secondo cui il Dipartimento di Giustizia avrebbe valutato la registrazione dell’AZC come agente straniero basandosi sul “rischio di offendere l’opinione ebraica negli Stati Uniti”, piuttosto che su criteri giuridici. Rumsfeld chiede a RFK:
- Se questa affermazione fosse vera.
- Quale politica avrebbe adottato il Dipartimento di Giustizia.
Questa lettera dimostra che la questione della registrazione dell’AZC non era solo un tema legale, ma anche una controversia politica. Il riferimento al “rischio di offendere” sottintende un possibile condizionamento dell’amministrazione Kennedy da parte di interessi esterni.
1.d. Analisi psicolinguistica
- Tono e struttura. Il linguaggio è formale e istituzionale, ma non apertamente accusatorio. Rumsfeld adotta un tono diplomatico, utilizzando una strategia retorica per dare maggiore peso alla sua richiesta senza apparire ostile.
- Uso strategico delle parole. 1) Determination by the Justice Department → Trasferisce la responsabilità sul Dipartimento di Giustizia evitando un attacco diretto. 2) Risk of offending Jewish opinion in the United States → Sottintende un potenziale condizionamento politico. 3) I would greatly appreciate your comments and also a report → Formula la richiesta in modo diplomatico, mette pressione su RFK.
La lettera appare come una semplice richiesta di chiarimento, ma in realtà esercita pressioni politiche su RFK, enfatizzando il peso dell’opinione pubblica sulla decisione del Dipartimento di Giustizia.
1.e. Contesto storico e implicazioni
- Il FARA (Foreign Agents Registration Act) imponeva che le organizzazioni finanziate da governi stranieri si registrassero come agenti stranieri, obbligandole a dichiarare trasparentemente i propri finanziamenti e attività.
- L’American Zionist Council (AZC) riceveva fondi dall’Agenzia Ebraica per Israele, allora ufficio governativo israeliano. JFK e RFK volevano maggiore trasparenza sulle attività di lobbying pro-Israele negli USA.
- RFK ordinò la registrazione dell’AZC come agente straniero, ma il gruppo si sciolse prima di conformarsi alla legge. Poco dopo nacque l’AIPAC, che non subì la stessa pressione legale e divenne la principale organizzazione di lobbying filo-israeliana negli USA.
- Dopo l’uccisione di JFK nel novembre 1963 e di RFK nel 1968, nessun presidente tentò più di regolamentare l’AIPAC come agente straniero.
- Nel 1963, JFK stava esercitando pressioni dirette su Israele per fermare il suo programma nucleare segreto a Dimona. Il premier israeliano David Ben-Gurion si dimise improvvisamente il 16 giugno 1963, e cinque mesi dopo JFK venne assassinato. La questione della registrazione dell’AZC si inseriva in una strategia più ampia per limitare l’influenza politica straniera negli USA.
1.f. Conclusione
La lettera dimostra come nel 1963 il Congresso e la CIA monitorassero l’influenza delle organizzazioni sioniste negli Stati Uniti e il tentativo dell’amministrazione Kennedy di regolamentarne l’attività. Rumsfeld, con una pressione diplomatica su RFK, cercava di ottenere una posizione ufficiale sulla registrazione dell’American Zionist Council come agente straniero. L’iniziativa di JFK e RFK fu interrotta con i loro assassinii, e dopo la loro scomparsa l’AIPAC consolidò il proprio potere senza più ostacoli legali, rafforzando la sua influenza sulla politica americana.
2. Analisi storico-politica della registrazione dell’American Zionist Council e dell’ascesa dell’AIPAC
Nel biennio 1962-1963, sotto la direzione del procuratore generale Robert F. Kennedy, il Dipartimento di Giustizia avviò un’indagine sull’American Zionist Council (AZC) per stabilire se dovesse essere registrato come agente straniero ai sensi del Foreign Agents Registration Act (FARA). L’AZC riceveva ingenti finanziamenti dall’Agenzia Ebraica per Israele, ente strettamente legato al governo israeliano, il che lo rendeva soggetto agli obblighi di trasparenza imposti dal FARA. Tuttavia, prima che la registrazione fosse formalizzata, l’AZC si sciolse e le sue funzioni furono gradualmente trasferite all’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), che ne raccolse l’eredità evitando restrizioni legali.
2.a. Il ruolo dell’AZC nel finanziamento della politica americana
L’AZC fu un attore chiave nel finanziamento delle campagne elettorali statunitensi, destinando risorse a candidati favorevoli a politiche filo-israeliane. Sebbene ufficialmente dedicati ad attività educative e culturali, i fondi provenienti dall’Agenzia Ebraica venivano impiegati per sostenere pubblicazioni, organizzare conferenze e influenzare il dibattito politico. Questo modello di lobbying sofisticato attirò l’attenzione delle autorità federali, intenzionate a regolamentare l’afflusso di capitali esteri nella politica americana. La registrazione sotto il FARA avrebbe garantito trasparenza e tracciabilità dei finanziamenti, riducendo il margine d’azione dell’AZC.
2.b. L’ascesa dell’AIPAC e il mancato intervento del governo
Dopo lo scioglimento dell’AZC, l’AIPAC ne assunse il ruolo senza ereditare gli obblighi giuridici previsti per gli agenti stranieri. Il nuovo organismo adottò una strategia differente, ricevendo finanziamenti da donatori privati statunitensi filo-israeliani anziché da istituzioni governative israeliane. Questo escamotage permise all’AIPAC di evitare le restrizioni imposte dal FARA, rafforzando la propria influenza senza vincoli normativi.
L’amministrazione Kennedy aveva avviato un piano per limitare l’ingerenza politica di attori finanziati da governi stranieri, ma il mutamento del contesto politico dopo l’assassinio di JFK nel 1963 allentò le pressioni su Israele. Con la presidenza Lyndon B. Johnson, i rapporti tra Stati Uniti e Israele si intensificarono, riducendo ulteriormente la volontà politica di perseguire le misure volute dall’amministrazione Kennedy. Dopo l’omicidio di Robert F. Kennedy nel 1968, principale promotore della regolamentazione dell’AZC, l’iniziativa del Dipartimento di Giustizia perse ogni slancio. L’AIPAC si consolidò come il più influente gruppo di pressione filo-israeliano negli Stati Uniti, operando senza ostacoli normativi e accrescendo il proprio peso nella politica americana.
3. Israele e il doppio assassinio dei Kennedy
L’ostilità tra John F. Kennedy e Israele è documentata in numerosi dossier declassificati, che rivelano la crescente tensione tra la Casa Bianca e Tel Aviv. Kennedy si oppose fermamente al programma nucleare israeliano, ritenendo che la proliferazione atomica in Medio Oriente fosse una minaccia alla stabilità globale. Attraverso pressioni diplomatiche e ispezioni dirette all’impianto nucleare di Dimona, JFK tentò di impedire che Israele acquisisse capacità atomiche, scontrandosi con il primo ministro David Ben-Gurion. Le dimissioni improvvise di quest’ultimo nel giugno 1963, pochi mesi prima dell’assassinio di Kennedy, suggeriscono che le tensioni tra Washington e Tel Aviv fossero ormai giunte a un punto critico.
Parallelamente, l’amministrazione Kennedy stava cercando di regolamentare le attività delle lobby filo-israeliane negli Stati Uniti. Il Foreign Agents Registration Act (FARA) avrebbe obbligato l’American Zionist Council (AZC) a registrarsi come agente straniero, esponendo i suoi finanziamenti e le sue operazioni politiche al controllo pubblico. Tuttavia, la registrazione fu evitata con lo scioglimento dell’AZC e la creazione dell’AIPAC, che ne ereditò il ruolo senza essere sottoposto alle stesse restrizioni legali. Dopo l’assassinio di JFK, nessun presidente portò avanti questa politica di regolamentazione, e l’AIPAC si consolidò come la più potente lobby filo-israeliana negli Stati Uniti.
Tuttavia, nuovi documenti declassificati suggeriscono che Kennedy fosse un bersaglio di un’operazione molto più ampia, in cui convergevano diversi gruppi con interessi geopolitici e finanziari. Tra questi emerge un memorandum del Servizio Segreto di Chicago, datato 26 novembre 1963, che solleva interrogativi su una possibile cospirazione parallela all’attentato di Dallas. Il documento, redatto dagli Agenti Speciali Edward Z. Tucker e Joseph E. Noonan, riporta informazioni fornite da un informatore, secondo cui un certo Thomas Mosley era in contatto con un gruppo di esuli cubani coinvolti in un complotto per eliminare Kennedy. Il memorandum rivela che questo gruppo stava acquistando armi automatiche ed esplosivi, evidenziando il rischio di altre operazioni mirate contro il presidente.
Uno degli elementi più controversi del documento è una dichiarazione attribuita a S. Echevarria, membro del gruppo cubano, che il giorno prima dell’attentato avrebbe affermato: Ora abbiamo un sacco di soldi – i nostri nuovi finanziatori sono ebrei – non appena ‘noi’ (o ‘loro’) ci occuperemo di Kennedy…
Questa frase, riportata in un documento ufficiale del Servizio Segreto, suggerisce il possibile coinvolgimento di attori finanziari esterni nel finanziamento di gruppi operativi ostili a Kennedy. La menzione di “nuovi finanziatori” solleva interrogativi su reti di supporto economico clandestine, in grado di finanziare operazioni coperte contro il presidente.
Il memorandum dimostra che l’intelligence statunitense monitorava più piste investigative già nei giorni successivi all’attentato. Le connessioni tra gruppi cubani, traffico d’armi e finanziamenti sospetti erano sotto osservazione, ma nessuna di queste piste fu approfondita ufficialmente. Il documento alimenta l’ipotesi che Kennedy fosse nel mirino di una rete di interessi convergenti, in cui esuli cubani, lobby finanziarie e apparati di intelligence potrebbero aver avuto ruoli determinanti nell’attentato.
Se l’assassinio di JFK segnò la fine di una politica indipendente nei confronti di Israele, quello di Robert F. Kennedy nel 1968 eliminò l’ultimo leader in grado di riaprire l’indagine sulla morte del fratello e di riprendere la regolamentazione dell’influenza politica straniera negli Stati Uniti. Dopo la scomparsa dei Kennedy, la politica americana nei confronti di Israele cambiò radicalmente, con un sostegno incondizionato alla sua espansione geopolitica e alla sua capacità militare.
La declassificazione progressiva di documenti come il memorandum di Chicago offre nuovi spunti di riflessione sull’ampiezza del complotto contro JFK e sulle forze che ne beneficiarono. Se il presidente rappresentava una minaccia per determinati equilibri di potere, il suo assassinio segnò l’avvento di un’epoca in cui tali interessi poterono consolidarsi senza più ostacoli.
3.a. L’assassinio di JFK: Un omicidio politico su larga scala
L’omicidio di John F. Kennedy a Dallas fu rapidamente attribuito a Lee Harvey Oswald, un ex marine con presunti legami con Cuba e l’Unione Sovietica. Tuttavia, le incongruenze emerse nelle indagini della Commissione Warren, unite alla successiva eliminazione di Oswald da parte di Jack Ruby, sollevarono numerosi interrogativi. Ruby, il cui vero nome era Jacob Rubenstein, era noto per i suoi legami con la mafia di Chicago e con ambienti filo-israeliani, alimentando il sospetto che la sua azione fosse parte di un insabbiamento più ampio.
Secondo alcuni studiosi di intelligence, Israele è storicamente noto per l’uso di operazioni sotto “falsa bandiera”, una strategia che consente di eliminare nemici percepiti come ostacoli senza assumersene direttamente la responsabilità. Il movente che potrebbe aver spinto il Mossad a sostenere, facilitare o orchestrare l’omicidio di JFK risiede nella necessità di rimuovere un avversario politico ostile e di favorire un successore più incline agli interessi israeliani.
3.b. L’omicidio di Robert F. Kennedy e il caso Sirhan Sirhan
Cinque anni dopo l’omicidio di JFK, il 5 giugno 1968, il senatore Robert F. Kennedy fu assassinato a Los Angeles, subito dopo aver vinto le primarie della California. Il presunto esecutore, Sirhan Sirhan, un giovane palestinese cristiano, dichiarò di aver agito per vendetta contro il sostegno di RFK a Israele. Tuttavia, le incongruenze nelle prove e nelle testimonianze suggeriscono che Sirhan non fosse l’unico tiratore.
Le analisi balistiche condotte successivamente dimostrarono che RFK fu colpito da dietro, mentre Sirhan si trovava di fronte a lui. Questo elemento ha alimentato l’ipotesi che vi fosse un secondo tiratore e che Sirhan Sirhan fosse stato manipolato o utilizzato come capro espiatorio. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che il giovane possa essere stato sottoposto a tecniche di controllo mentale, come quelle sviluppate nel programma MK-Ultra della CIA.
Il possibile movente dietro l’omicidio di RFK è chiaro: se fosse diventato presidente, avrebbe potuto riaprire le indagini sull’assassinio di suo fratello, mettendo a rischio coloro che avevano tratto vantaggio dalla morte di JFK. Inoltre, avrebbe potuto riprendere la politica di contenimento dell’influenza israeliana nella politica americana, una minaccia che i sostenitori dell’AIPAC non avrebbero potuto ignorare.
Considerazioni finali
L’eliminazione dei fratelli Kennedy ha segnato una svolta decisiva nella politica statunitense. Con la loro scomparsa, venne meno la principale opposizione alla politica espansionistica di Israele e alla crescente influenza della lobby sionista negli Stati Uniti. La presidenza Johnson e quelle successive hanno consolidato un rapporto privilegiato tra Washington e Tel Aviv, che dura tutt’oggi.
Sebbene non esistano prove inconfutabili che colleghino direttamente il Mossad agli omicidi di JFK e RFK, l’insieme delle evidenze suggerisce un movente plausibile e una serie di benefici strategici per Israele. La convergenza di interessi tra il governo israeliano, la lobby filo-israeliana negli Stati Uniti e altri attori americani (come la CIA e il Pentagono) rende verosimile l’ipotesi di un’eliminazione coordinata dei Kennedy.
L’amministrazione del presidente Donald Trump proprio ieri ha desecretato tutti i documenti relativi all’assassinio di JFK. L’analisi di tale documentazione sarà cruciale per determinare la verità storica? Fino ad oggi le strade conducono a Tel Aviv.