
© Filippo Chinnici
L’Europa sta attraversando una fase cruciale nella gestione della ricchezza privata e dei mercati finanziari. Con l’introduzione di strumenti come l’Unione del Risparmio e degli Investimenti, annunciata da Ursula von der Leyen, e il Registro Patrimoniale Europeo, si delinea un cambiamento sistemico nel controllo dei capitali dei cittadini. Se da un lato l’UE giustifica queste misure come necessarie per garantire la competitività economica e contrastare il riciclaggio di denaro, dall’altro cresce il timore che esse rappresentino il preludio a un esproprio sistematico della classe media europea.
La domanda, dunque, sorge spontanea: siamo di fronte a una riforma volta a garantire stabilità e sviluppo o a una strategia volta a ridefinire il concetto stesso di proprietà privata, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 del World Economic Forum?
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Contenuti
- 1. L’Unione del risparmio e degli investimenti: gestione forzata del capitale privato?
- 2. Il registro patrimoniale europeo: strumento di monitoraggio o preludio alla fiscalità forzata?
- 3. Verso un’Europa senza proprietà privata?
- 4. Il declino del Capitalismo? Passaggio verso un nuovo ordine economico globale?
- Conclusione
1. L’Unione del risparmio e degli investimenti: gestione forzata del capitale privato?
La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha recentemente dichiarato che “trasformeremo i risparmi privati in investimenti necessari per l’Europa” (Il Giornale). Questo piano si inserisce nella più ampia strategia di mercato unico dei capitali che mira a ridurre la dipendenza dal settore bancario, canalizzando la liquidità privata verso investimenti infrastrutturali e tecnologici. Tuttavia, le implicazioni reali di questa trasformazione sollevano questioni inquietanti.
L’idea di trasformare il risparmio in investimento obbligato mina alle fondamenta il principio di autodeterminazione finanziaria, con le seguenti conseguenze:
- Minore liquidità immediata. I cittadini potrebbero trovarsi impossibilitati a disporre liberamente del proprio capitale.
- Maggiore esposizione al rischio di mercato. La conversione forzata dei risparmi in obbligazioni e strumenti finanziari a lungo termine aumenterebbe il rischio di svalutazione del capitale.
- Utilizzo dei risparmi per il salvataggio delle banche. Il meccanismo del bail-in, già applicato in Italia nel 2016, potrebbe essere esteso a livello europeo, permettendo l’uso del risparmio privato per ricapitalizzare istituzioni finanziarie in crisi.
Secondo il Financial Times questa politica ridurrebbe drasticamente il potere decisionale dei cittadini sui propri patrimoni, trasferendolo a una struttura centralizzata che potrebbe imporre restrizioni sulle modalità di allocazione della ricchezza privata.
2. Il registro patrimoniale europeo: strumento di monitoraggio o preludio alla fiscalità forzata?
Parallelamente, la Commissione Europea sta sviluppando il Registro Patrimoniale Europeo, che dovrebbe entrare in vigore entro il 2025. Secondo la versione ufficiale, il pretesto sarebbe quello di contrastare il riciclaggio di denaro e prevenire frodi fiscali (Kettner Edelmetalle).
Tuttavia, molti osservatori avvertono che potrebbe trasformarsi in uno strumento di sorveglianza fiscale con implicazioni allarmanti.
- Nuove imposte patrimoniali. Conoscere nel dettaglio la ricchezza di ogni cittadino permetterebbe di introdurre tassazioni straordinarie su patrimoni e proprietà private, giustificate da esigenze di bilancio o emergenze economiche.
- Prelievi forzosi e blocco dei capitali. I governi potrebbero imporre limiti ai prelievi e ai trasferimenti, come già avvenuto a Cipro nel 2013.
- Soppressione della privacy finanziaria. L’intera ricchezza dei cittadini sarebbe completamente tracciabile e soggetta a controlli, favorendo un’economia in cui lo Stato decide chi può detenere beni e chi no.
Questi elementi, uniti alle crescenti restrizioni sui pagamenti in contante e alla volontà dichiarata (che non è detto vi riusciranno) di introduzione delle valute digitali delle banche centrali (CBDC), configurano un sistema di controllo finanziario senza precedenti.
3. Verso un’Europa senza proprietà privata?
Secondo teorie sempre più fondate, questi provvedimenti sarebbero parte di un disegno globale volto a ridefinire il concetto stesso di proprietà privata, coerentemente con le dichiarazioni del World Economic Forum. Il famoso slogan “Non possiederai nulla e sarai felice” (World Economic Forum) prefigura un mondo in cui l’individuo non detiene più beni materiali, ma accede a servizi e risorse in modalità controllata.
Ma cosa implica concretmente questo scenario?
- Se i risparmi privati vengono trasformati in investimenti vincolati, il cittadino perde il controllo sui propri fondi.
- Se il Registro Patrimoniale scheda ogni proprietà, è più facile per i governi imporre prelievi patrimoniali mirati.
- Se le nuove normative rendono insostenibile la proprietà immobiliare, il mercato degli affitti diventerà l’unica opzione, controllata da fondi d’investimento e multinazionali.
Il risultato sarebbe la progressiva erosione della proprietà privata, sostituita da un sistema in cui i cittadini usufruiscono di beni e servizi senza possederli realmente.
4. Il declino del Capitalismo? Passaggio verso un nuovo ordine economico globale?
L’ipotesi che il capitalismo stia giungendo alla sua fase terminale è una riflessione che ho approfondito più volte nei miei canali, sviluppandola attraverso l’osservazione delle dinamiche economiche globali. Così come il comunismo è crollato sotto il peso della sua inefficienza sistemica, anche il capitalismo sembra avviarsi verso una trasformazione irreversibile, caratterizzata da quattro elementi distintivi: finanziarizzazione eccessiva dell’economia, concentrazione estrema della ricchezza, automazione del lavoro e l’emergere di un nuovo sistema economico ibrido promosso dalle élite finanziarie transnazionali.
L’economia reale ha ceduto il passo a un modello speculativo disancorato dalla produzione concreta, in cui le borse e i mercati finanziari continuano a crescere indipendentemente dalla salute dell’industria e del tessuto produttivo. Questo squilibrio ha determinato una polarizzazione senza precedenti: l’1% della popolazione globale controlla oggi una quota di ricchezza superiore a quella del restante 99%, mentre la classe media si trova progressivamente schiacciata tra il peso della tassazione, la perdita di potere d’acquisto e l’aumento del costo della vita.
In questo contesto emergono nuovi attori politici, figure formalmente oligarchiche, ma che nel nuovo sistema stanno assumendo il ruolo di mediatori tra l’élite e la massa, un ceto intermedio amministrativo incaricato di attuare la volontà delle potenze finanziarie. Questo fenomeno è evidente negli Stati Uniti, dove l’ingresso in politica di imprenditori, banchieri e magnati della tecnologia dimostra il consolidamento di un potere sovranazionale che trascende la politica tradizionale. Un fenomeno che ho già attenzionato e di cui di recente vi ho scritto un articolo .
Ma questa struttura di dominio tripartita non è una novità per chi conosce la storia. Al contrario, rievoca modelli già sperimentati nelle grandi civiltà del passato.
4.A. Uno sguardo al passato
La tripartizione della società in élite, oligarchi e popolo trova precisi riferimenti nella storia delle grandi civiltà dell’antichità:
Egitto Faraonico
- il Faraone e il suo entourage (élite assoluta),
- i Nobili, Sacerdoti e Funzionari (oligarchi amministrativi),
- il Popolo (plebe) vincolato a un sistema di corvée e tassazione.
Impero Romano
- l’Ordine Senatoriale (élite politico-economica),
- l’Ordine Equestre (oligarchi; burocrati, finanzieri),
- la plebe e gli schiavi sottoposti alle decisioni delle classi superiori.
Sparta oligarchica
- gli Spartiati (élite militare),
- i Perieci (oligarchi economici e amministratori liberi senza diritti politici),
- gli Iloti, servi e lavoratori agricoli sottomessi.
India Vedica
- i Brahmani (élite religiosa),
- i Kshatriya (oligarchi e classe dirigente),
- i Vaishya, commercianti, artigiani e agricoltori.
Come nelle civiltà del passato, anche oggi la struttura del potere si sta consolidando intorno a un sistema tripartito, che potremmo definire “Triarchia Oligarchica”. Tuttavia, ciò che distingue questa nuova era dalle esperienze storiche è l’ausilio delle tecnologie emergenti, che amplificano in modo esponenziale la capacità di controllo e sorveglianza sulla società.
Le corporazioni tecnologiche e le istituzioni finanziarie sovranazionali hanno assunto un ruolo di nuovi regolatori sociali, utilizzando strumenti come:
- Intelligenza artificiale e algoritmi predittivi, per il monitoraggio delle masse,
- Valute digitali delle banche centrali (CBDC), per il controllo delle transazioni economiche,
- Piattaforme globali di comunicazione, per il controllo della narrativa e della censura.
Se nell’antichità il potere era fondato sul possesso delle terre, delle risorse naturali e della forza militare, oggi l’elemento chiave è il controllo dei dati e dell’accesso ai servizi, rendendo il popolo sempre più dipendente da un sistema altamente centralizzato.
4.B. Uno sguardo al futuro
L’accelerazione della rivoluzione tecnologica sta ridefinendo in modo irreversibile il paradigma economico globale, spingendo verso un modello in cui la manodopera umana viene progressivamente sostituita dall’automazione e dall’intelligenza artificiale. Il lavoratore-consumatore, fulcro del capitalismo tradizionale, rischia di diventare un’entità obsoleta, spezzando il legame fondamentale tra reddito, potere d’acquisto e mercato.
Nel nuovo ordine economico globale, il capitalismo non viene eliminato, ma ristrutturato per concentrare la ricchezza in una cerchia sempre più ristretta di attori finanziari e industriali. Il World Economic Forum, con il suo programma Agenda 2030, promuove un modello in cui gli Stati cedono il loro ruolo di regolatori alle corporazioni multinazionali, che definiranno le politiche economiche senza alcuna legittimazione democratica.
Gli strumenti di questa transizione sono già in fase avanzata di implementazione:
- Registro Patrimoniale Europeo : schedatura sistematica della ricchezza privata.
- Unione del Risparmio e degli Investimenti : vincolo dei risparmi privati a investimenti imposti dall’UE.
- Sharing economy : espressione che abbiamo imparato a conoscere con la condivisione delle automobili e che consiste, de facto, con l’eliminazione graduale della proprietà privata a favore di un sistema di accesso condizionato ai beni e servizi.
Con la progressiva regolamentazione fiscale e ambientale, il possesso di beni materiali sta diventando insostenibile per la classe media, che viene progressivamente costretta a un sistema di affitto perpetuo gestito da grandi fondi di investimento e gruppi finanziari sovranazionali.
La struttura del nuovo sistema si delinea in modo sempre più evidente:
- L’élite (dinastie finanziarie e grandi gruppi di potere) detiene il controllo assoluto della ricchezza.
- Gli oligarchi (burocrati sovranazionali, CEO delle multinazionali e tecnocrati) gestiscono l’amministrazione del sistema.
- Il popolo (classe media e lavoratori) viene depotenziato, ridotto a una massa di consumatori privi di autonomia economica e politica.
In questo contesto si inseriscono figure come Putin, Trump e Musk, che non costituiscono affatto l’élite, ma amministratori della nuova architettura globale, mediatori tra il potere finanziario e la società. Per la verità sono persuaso che al di sopra delle élite vi siano altre entità, ma preferisco non parlarne perché entriamo necessariamente nel campo della metafisica e della trascendenza.
Conclusione
Tornando alle notizie da cui siamo partiti, le recenti iniziative dell’Unione Europea possono sembrare semplici strumenti di regolamentazione economica se analizzate singolarmente. Tuttavia, osservate nel loro complesso, delineano un quadro coerente che porta in una chiara direzione:
- Controllo centralizzato della ricchezza,
- Monitoraggio dettagliato di ogni cittadino europeo,
- Progressiva eliminazione della proprietà privata per la classe media.
Non è detto che vi riusciranno, ma le intenzioni appaiono evidenti. Se questo progetto dovesse concretizzarsi, ci troveremmo di fronte alla più grande trasformazione della ricchezza privata in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale.
L’Europa sta costruendo un sistema economico più competitivo o si sta muovendo verso un modello in cui solo l’élite finanziaria controllerà il futuro della ricchezza?
Grazie per l’interessante articolo. È una tagliente disamina del presente con la consapevolezza della storia trascorsa. Vorrei solo fare qualche considerazione 1) Il tema caldo della sostituzione etnica, imposta dall’immigrazione clandestina e selvaggia (mai contrastata dalla classe politica e dalla magistratura) acuisce l impoverimento della classe media. Lo stato (questo nostro merita la minuscola) distrarrà sempre più i decrescenti fondi del welfare dai contribuenti italiani a favore degli scarsissimi contribuenti italiani di ennesima generazione (le cui rimesse vs i paesi di origine sono preponderanti ) Peraltro, questa politica di sottrazione di diritti di patria (diciamo così)sta già avvenendo da decenni. Basta entrare in una giornata qualsiasi in un caf qualunque per vedere e sentire le richieste di sussidio fatte da extracomunitari. 2) Altro fattore, non trascurabile, a favore della realizzazione dell’agenda satanista del wef, è la guerra per procura, voluta sul terreno ucraino. I morti, da ambedue gli schieramenti rappresentano comunque una decurtazione netta alla popolazione caucasica. 3) infine, la sospensione delle cure mediche, prodotta ,nel periodo della farsa pandemica, dalla distorsione morale della classe medica ha dato un ulteriore aumento al numero di decessi della popolazione occidentale. Ps. Ogni tanto provo a richiedere l’accesso al canale telegram ma ho sempre scarso successo, ahimè. Chissà, magari l’invio di qs commento può sbloccare la situazione? Buona serata
Grazie a te Francesco per le lucide considerazioni. Quanto all’accesso alcanale telegram, esso è libero, ma se ti riferisci al gruppo di ricerca a cui partecipiamo in tanti in effetti è limitato, ma se mi scrivi qual è il tuo pseudonimo telegram lo giro per farti entrare. Naturalmente non sarà pubblicato qui.
Mi prende molto o troppa angoscia quando sento e non per fantasia la fine che faremo. Sottoscritta peraltro da tutta la classe dirigente politica. Già da tempo. Risulta difficile pensare di fermare questa macchina infernale. Con quali “armi” ? Con un popolo come il nostro ormai assuefatto a deglutire ogni pillola la vedo dura …
Una soluzione potrebbe esserci. Il 99% della popolazione che lavora e/o è affamata si ribella e decide improvvisamente di non nutrire più quell’ 1% che detiene il 99% della ricchezza e del potere mondiale. In fondo sacrificare solo l’1% dell’umanità per salvarne il 99% potrebbe essere un ragionevole compromesso etico e sociale, vero? Tanto più che fra questi ci sono i maggiori sostenitori dello “sfoltimento della popolazione”.