GUERRE METEOROLOGICHE
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Contenuti
- Il mainstream evita l’argomento, nonostante sia una realtà nota da almeno cinquant’anni.
- Recentemente il World Economic Forum dedica una pagina del suo sito web a questa evenienza dal titolo emblematico: Guerre meteorologiche: l’uso di strumenti di manipolazione meteorologica alimenta le tensioni geopolitiche
- 1. Guerre meteorologiche – Shock futuri
- 2. Una questione vecchia di almeno cinquant’anni
- 3. Qualche precedente
- 4. Qualcosa sono stati costretti ad ammetterlo
- 5. La geoingegneria è un’operazione militare, maresciallo dell’aeronautica Roberto Nuzzo
Il mainstream evita l’argomento, nonostante sia una realtà nota da almeno cinquant’anni.
Recentemente il World Economic Forum dedica una pagina del suo sito web a questa evenienza dal titolo emblematico: Guerre meteorologiche: l’uso di strumenti di manipolazione meteorologica alimenta le tensioni geopolitiche
A ragione le chiamano “bombe d’acqua” perché è innegabile che la geoingegneria sia un’arma di ricatto nei confronti delle nazioni. È un’arma che esiste già da almeno cinquant’anni ed è singolare che recentemente se ne sia occupato persino il “World Economic Forum” quasi volesse mandare un avvertimento in perfetto stile mafioso alle nazioni. Le recenti alluvioni, prima in Emilia, a maggio scorso, e adesso in Toscana, possono rientrare in queste dinamiche ed essere interpretate come degli avvertimenti all’Italia? L’Italia è forse al centro di una guerra meteorologica?
1. Guerre meteorologiche – Shock futuri
L’uso di strumenti di manipolazione meteorologica alimenta le tensioni geopolitiche
Gli strumenti di manipolazione meteorologica – come la semina delle nuvole per indurre o sopprimere le piogge – non sono nuovi, ma il loro impiego su scala sta diventando più facile e accessibile. Con l’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei modelli meteorologici, gli incentivi a ricorrere a soluzioni tecnologiche aumenteranno nelle aree colpite. Si pensi ai governi che cercano di gestire la diminuzione simultanea delle precipitazioni e l’aumento della domanda di acqua.
A parte le potenziali conseguenze ambientali, in un periodo di crescenti tensioni geopolitiche anche le manipolazioni meteorologiche ben intenzionate potrebbero essere viste come ostili.
Le percezioni sarebbero fondamentali: uno Stato confinante potrebbe vedere l’inseminazione nuvolosa su larga scala come un furto di pioggia o la causa di una siccità. Gli aerei per il cloud-seeding potrebbero essere visti come strumenti a doppio uso per lo spionaggio. Gli usi ostili sono proibiti, ma non possono essere eliminati: ad esempio, gli strumenti di manipolazione meteorologica potrebbero essere utilizzati per sconvolgere l’agricoltura o la pianificazione militare di un vicino. E se gli Stati decidessero unilateralmente di utilizzare tecnologie di geoingegneria più radicali, potrebbero innescare drammatici sconvolgimenti climatici.
Con l’evoluzione delle tecnologie e l’aumento della loro diffusione, una maggiore trasparenza – su chi usa cosa e perché – contribuirebbe a limitare le ambiguità destabilizzanti. Lo stesso vale per la discussione e la collaborazione attiva sulle vulnerabilità ambientali, sia a livello bilaterale tra Stati confinanti che su piattaforme multilaterali più ampie, regionali e globali.
2. Una questione vecchia di almeno cinquant’anni
Che la geoingegneria sia un’arma da guerra non è una novità, sebbene i media mainstream provino a non parlarne. Se aprite questo articolo del 1976 del New York Times intitolato “Le guerre meteorologiche”, si spiega perfettamente come già Stati Uniti e l’allora URSS fossero in grado di modificare il meteo. La geoingegneria come arma di guerra è una realtà che esiste da almeno mezzo secolo.
Nel 1957, il senatore Lyndon B. Johnson dichiarò in una seduta congiunta del Congresso che dallo spazio si sarebbe potuto controllare il clima della Terra:
- causare siccità e inondazioni,
- modificare le maree,
- innalzare il livello del mare, rendendo i climi temperati gelidi.
Questo discorso portò molti legislatori, compreso Johnson stesso, ad accettare la fantasiosa idea del Dipartimento della Difesa secondo cui gli Stati Uniti erano in una corsa con l’Unione Sovietica per sviluppare armi ambientali.
2. A. Stati Uniti e URSS in grado di modificare il meteo con la geoingegneria
Da presidente, Johnson rese questa idea fantasiosa una realtà ordinando operazioni di pioggia artificiale nel Sud-est asiatico tra il 1967 e il 1972. Durante questo periodo, sia lui che il presidente Richard M. Nixon autorizzarono annualmente almeno 3,6 milioni di dollari per segrete operazioni di semina delle nuvole sopra Nord e Sud Vietnam, Laos e Cambogia nel tentativo di rallentare gli spostamenti nemici offuscando le tracce.
Nonostante alcuni successi, i funzionari del Pentagono considerarono queste operazioni un fallimento, citando la loro discutibile efficacia. Il Dipartimento della Difesa difese l’uso di tali tecniche come umano, sostenendo che “le gocce di pioggia non uccidono le persone; lo fanno le bombe”. Tuttavia, emersero dubbi sulla responsabilità della nazione riguardo alla manipolazione degli equilibri naturali. Nel 1973, il senatore Claiborne Pell presentò una risoluzione che chiedeva un trattato internazionale per vietare la guerra ambientale e le ricerche o sperimentazioni correlate. Sebbene il Senato approvasse la risoluzione, essa mancava del potere di legge.
L’agosto del 1976, durante una conferenza delle Nazioni Unite a Ginevra con la partecipazione di 31 paesi, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica proposero congiuntamente un progetto di convenzione per vietare “l’uso militare o ostile di tecniche ambientali”. Purtroppo, questo progetto era alquanto debole rispetto alla risoluzione del Senato, poiché non proibiva la ricerca militare o lo sviluppo di tecniche di modifica ambientale. Consentiva anche il lavoro “pacifico” su tali tecnologie, lasciando spazio a ambiguità e potenziali abusi.
2.B. Una nuova Era Glaciale
Il programma di studi del clima del Pentagono, precedentemente noto come “Progetto Nilo Azzurro”, dichiarava di avere scopi pacifici e la necessità di individuare tentativi sovietici di interferire con il clima nordamericano. Tuttavia, i ricercatori del programma hanno esplorato modi per sciogliere i ghiacci polari, generare tempeste distruttive e rilasciare grandi quantità di energia utilizzando “instabilità ambientali chiave”. Le loro scoperte suggerivano che gli Stati Uniti, operando segretamente dallo spazio, potessero influenzare il clima dell’Unione Sovietica, incidendo sulle produzioni agricole e rendendo il paese dipendente dalle importazioni di grano statunitensi.
Nel frattempo, l’Unione Sovietica era coinvolta in progetti ambientali propri, come il ribaltamento del flusso del fiume Pechora che scorre nell’Artico e la creazione di mari interni. Sebbene considerate “pacifiche” dal governo sovietico, gli esperti avvertirono che queste azioni avrebbero potuto avere conseguenze su scala globale.
Nel 1975, l’Accademia Nazionale delle Scienze riferì che il raffreddamento nell’emisfero settentrionale dagli anni ’40 rendeva una nuova era glaciale entro un secolo una possibilità concreta, seppure limitata. Gli scienziati non riuscivano a determinare se tale raffreddamento fosse causato dall’attività umana o da programmi di modifica del clima di una nazione da parte di un’altra, sollevando preoccupazioni sulla possibilità di conflitti derivanti da tali attività. Mentre i cambiamenti climatici globali diventavano sempre più evidenti, molti paesi potrebbero ricorrere a tecniche di modifica ambientale, alimentando ulteriormente le tensioni geopolitiche.
2.C. Le ricerche sul controllo ambientale
Il progetto di trattato proposto mirava a essere un passo verso la regolamentazione di queste attività, ma presentava carenze in alcuni aspetti critici. Esso consentiva alcune forme di guerra meteorologica, vietando solo le tecniche che avrebbero avuto “effetti diffusi, duraturi o gravi danni al benessere umano”. Tale linguaggio ambiguo lasciava spazio a minime manipolazioni degli equilibri naturali che avrebbero potuto scatenare reazioni a catena con conseguenze impreviste e potenzialmente catastrofiche.
In risposta, il senatore Pell e i rappresentanti Gilbert Gude e Donald M. Fraser hanno proposto di mettere sotto il controllo del Congresso tutte le ricerche sulla modifica ambientale negli Stati Uniti, sia civili che militari, compresa quella svolta dalla Central Intelligence Agency. Questo, secondo loro, aumenterebbe la trasparenza e la responsabilità. Fino a quando queste azioni non saranno intraprese e il progetto di trattato non sarà emendato per eliminare falle e linguaggio ambiguo, pochi paesi crederanno nella reale volontà degli Stati Uniti di vietare la guerra ambientale”.
3. Qualche precedente
Durante l’ultima guerra dei Balcani, parecchie operazioni furono ostacolate dall’assetto meteo. Nel 1995, per esempio, la seconda missione CSAR (Combat Search And Rescue) fu un fallimento. Essa coinvolgeva quattro elicotteri e quattro C-130; e altri dieci velivoli fornivano protezione e supporto aereo ravvicinato.
Tutti gli aerei decollarono senza problemi e raggiunsero regolarmente l’obiettivo, dove incontrarono una condizione imprevista: nebbia. La nebbia stava coprendo la valle dove si aspettavano di localizzare i membri dell’equipaggio da salvare. L’impegno di 18 velivoli era stato inutile. Sulla base di esperienze come questa, nascondendo il forte sospetto di una meteo-manina artificiale nel corso del conflitto balcanico, un maggiore dell’aviazione statunitense nel concludere il suo volume si abbandonava in un accorato lamento:
“La scienza della modificazione del clima è progredita mentre i militari ne hanno ignorato il potenziale. È tempo che i militari ripensino alle modifiche meteorologiche benigne, ne esplorino i vantaggi in modo più approfondito e sfruttino la scienza a beneficio di tutte le parti coinvolte”.
– Coble, B.B., Benign Weather Modification, ed. Air University Press, Maxwell Air Force Base, Alabama, 1997, pag. 32. Chi volesse approfondire, potete scaricarvi gratuitamente il volume cliccando nel link che segue 👉 T_COBLE_BENIGN_WEATHER_MODIFICATION
4. Qualcosa sono stati costretti ad ammetterlo
Quello che segue è stato reso noto da Euronews il 28/04/2023, dove si è cercato di far passare la geoingegneria climatica come una pratica nobile, ma sappiamo che un coltello lo si può usare per tagliare il pane ma lo si può usare anche per uccidere una persona. La differenza la fa chi lo utilizza.
La seconda clip è stata estratta da “Piazza pulita” del 18/05/2023 – dopo le alluvioni in Emilia Romagna -. E così i media maintream dopo averci martellato con la fiction della siccità (ovviamente indotta) ora ammettono che è possibile far piovere con delle tecniche di inseminazione delle nuvole (che si conoscono da anni). Ma se è possibile far piovere, perché non lo si è fatto nei mesi precedenti quando si parlava di presunta siccità? Era contrario all’Agenda?
A questo proposito ad agosto 2023 in un Tg locale (Telecolor) si diede la notizia che alla Yale University (per intenderci dov’è nata la società segreta “Skull & Bones” di molti leader tra cui i Bush) avrebbero approntato un piano segreto per oscurare il sole irrorandolo di aerosol.
Senato della Repubblica nella 546ª seduta del 2 dicembre 2015
5. La geoingegneria è un’operazione militare, maresciallo dell’aeronautica Roberto Nuzzo
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Ormai è inutile di fare finta di cascare dal però, sono cose che si sanno e dovrebbero essere eliminate e non portate avanti, sarebbe ora che tutta la gente del mondo dicesse basta e tolga di mezzo tutte quelle cose che una cosa o per l’altra, fa’ in modo di non farci evolvere per migliorare le cose e non distruggere o manipolare.